Title: Atti del 52° Congresso Nazionale: Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) Document date: 2019_10_15
ID: jkke8ije_200
Snippet: In particolare i professionisti dell'area della prevenzione devono interagire con gli altri operatori, sia nell'immediato e sia devono poter adattare l'erogazione dei servizi a situazioni fluide nel post emergenza, garantendo l'eccesso ai servizi sanitari, alle cure e all'assistenza anche nel momento in cui la prima emergenza è terminata ma si è in una fase di precarietà , come può per esempio succedere dopo un terremoto in cui le strutture no.....
Document: In particolare i professionisti dell'area della prevenzione devono interagire con gli altri operatori, sia nell'immediato e sia devono poter adattare l'erogazione dei servizi a situazioni fluide nel post emergenza, garantendo l'eccesso ai servizi sanitari, alle cure e all'assistenza anche nel momento in cui la prima emergenza è terminata ma si è in una fase di precarietà , come può per esempio succedere dopo un terremoto in cui le strutture non siano utilizzabili. Concentrando l'attenzione sulle classi di laurea della prevenzione (Tecnici della Prevenzione dei luoghi di lavoro e dell'ambiente, e Assistenti Sanitari) ci si accorge che nei programmi dei corsi di laurea triennali, non sono presenti insegnamenti, moduli o contenuti che facciano riferimento al funzionamento e all'organizzazione dei servizi sanitari in emergenza, a linee guida che dovrebbero essere conosciute a livello di base in modo da non creare ulteriori problemi alla popolazione colpita o ai volontari che sono coinvolti e alla normativa relativa alle gestioni dell'emergenza e della post emergenza. Inoltre, analizzando i percorsi formativi, sarebbe necessario avere una conoscenza generale della epidemiologia delle conseguenze delle emergenze, ma questa di solito è presente solo per quanto riguarda i rischi epidemici (influenza o altre malattie trasmissibili) mentre è meno presente quella relativa alle conseguenze sulla popolazione e sugli operatori derivanti dalle catastrofi naturali o industriali. Si dovrebbe considerare che il rischio per la popolazione esposta non scompare con il termine dell'emergenza, ma si può protrarre nel tempo: basti pensare all'effetto di una inondazione sulle abitazioni, all'esposizione prolungata a polveri, alla necessità di vaccinazioni e controlli per periodi di tempo più o meno lunghi. A questo aggiungiamo il disagio per le persone che devono praticare terapie croniche (dialisi, chemio, immunoterapie ecc…), ai bambini, alle donne in gravidanza, agli anziani e ai disabili o alle persone con altre fragilità . Da questo si capisce che, terminata la prima emergenza, che giustamente è gestita da personale addetto al soccorso e alla cura immediata, sarebbe necessario ri-organizzare un sistema di assistenza che sia in grado di agire al di fuori dei soliti schemi organizzativi e che sia composto da personale preparato anche a relazionarsi con una popolazione traumatizzata, in situazioni precarie e in ambienti non sempre perfettamente adatti allo scopo.
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