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Title: Atti del 52° Congresso Nazionale: Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI)
  • Document date: 2019_10_15
  • ID: jkke8ije_108_0
    Snippet: Tali risultati ottenuti possono fornire importanti implicazioni pratiche sia per il Medico del Lavoro/Medico Competente sia per le Agenzie/Autorità Sanitarie. Infatti, lo studio epidemiologico degli infortuni in ambito sanitario, unitamente allo studio dei relativi determinanti può consentire di orientare interventi mirati in materia di prevenzione al fine di tutelare la salute e la sicurezza degli Operatori Sanitari. Queste evidenze forniranno.....
    Document: Tali risultati ottenuti possono fornire importanti implicazioni pratiche sia per il Medico del Lavoro/Medico Competente sia per le Agenzie/Autorità Sanitarie. Infatti, lo studio epidemiologico degli infortuni in ambito sanitario, unitamente allo studio dei relativi determinanti può consentire di orientare interventi mirati in materia di prevenzione al fine di tutelare la salute e la sicurezza degli Operatori Sanitari. Queste evidenze forniranno la base su cui sviluppare un questionario validato per la seconda fase del progetto. L'implementazione di progetti di ricerca per la valutazione del rischio professionale in ambito sanitario unitamente allo studio d'interventi di prevenzione mirati costituiscono la base per sviluppare programmi di formazione applicabili su larga scala in gruppi professionali omogenei, monitorabili nel tempo a breve e medio termine. Tali conoscenze potranno risultare funzionali ad agevolare l'adempimento degli obblighi dei datori di lavoro previsti dalla normativa vigente in ambito preventivo, in primis garantendo un'informazione e una formazione dei lavoratori sui rischi occupazionali di elevata qualità. La recente comparsa nel panorama della medicina occupazionale di rischi non tradizionali in ambito sanitario, rammenta la necessità di un costante aggiornamento sul tema, al fine di tutelare le categorie occupazionali a maggior rischio, consolidando una vera e propria cultura della prevenzione in ambito sanitario. Gli studenti infatti devono fronteggiare non solo eventi stressanti o dal fortissimo impatto emotivo frequenti nella quotidianità ospedaliera, ma sono anche costantemente posti sotto pressione dal percorso universitario. Da un lato l'enorme carico di studio e le scadenze puntuali delle sessioni esami; dall'altro, il poco tempo libero risparmiato da studi e tirocini, che spesso impedisce l'adozione di comportamenti e abitudini, come sport o hobby, che svolgono un ruolo protettivo nei confronti dello stress [1] [2] [3] . Inoltre, spesso gli studenti devono affrontare difficoltà economiche e per la prima volta la lontananza dalla famiglia, a causa di un test di ingresso con graduatoria nazionale che in alcuni casi rende necessario il trasferimento in un'altra Regione. L'insieme di questi fattori genera negli studenti sintomi depressivi, con una compromissione fisica, emotiva e cognitiva delle loro capacità: l'esito spesso è un peggioramento dei risultati accademici, oltre che un peggioramento della qualità dell'attività assistenziale, con scarsa comunicazione e aumento degli errori medici. Questo instaura un circolo vizioso che tende a cronicizzare 1-3 . Il test di ingresso a inizio carriera, i voti conseguiti agli esami e la consapevolezza di dover affrontare, una volta laureati, un ulteriore difficile test selettivo per le Borse di Specializzazione che porrà nuovamente gli studenti gli uni contro gli altri, contribuiscono a creare un ambiente quasi sempre competitivo e a volte propriamente ostile. Questa situazione a sua volta porta gli studenti a nascondere le difficoltà per la paura di stigmatizzazione, di esclusione, di "mostrarsi deboli". In questo contesto gli studenti di Medicina tendono a non cercare il giusto supporto nella propria rete sociale, né a rivolgersi a specialisti quali psicologi e psichiatri 1-3 . L'esito finale di questi fenomeni può essere molto grave e a volte irreversibile: oltre a burnout ed abuso di sostanze, l'11,1% (range: 7,4%-24,2%) degli studenti ha riferito ideazione suici

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